mercoledì 4 luglio 2012

DIFFICOLTA' COMUNICATIVE NEL BAMBINO SORDO

E’ vero che il bambino sordo tende a isolarsi rispetto ai compagni, ma è altrettanto vero che questo avviene a causa delle difficoltà comunicative.
Non dobbiamo infatti mai dimenticare che la sordità è un deficit sensoriale che, se è da solo, lascia integre le facoltà intellettive.
I problemi dunque riguardano la comunicazione ed esistono alcune strategie comunicative che gli udenti devono conoscere per poter comunicare più facilmente con il bambino sordo:


  • mettersi sempre di fronte a lui quando si parla;
  • accertarsi di avere il viso e la bocca ben illuminati (mai mettersi contro luce);
  • parlare in modo chiaro e semplice, senza usare frasi lunghe e con troppe subordinate;
  • smettere di parlare quando si è girati a scrivere alla lavagna;
  • parlare a turno, uno per volta, e segnalare con la mano quando qualcuno interrompe e interviene nella conversazione;
  • toccare leggermente sul braccio il bambino per richiamare la sua attenzione, mai all’improvviso e alle spalle;
  • farlo partecipe di tutto quello che avviene in classe e che a lui può sfuggire. Ad esempio avvisarlo quando il bidello entra per un avviso, mentre lui è chino sul quaderno a scrivere;oppure spiegargli cosa succede, quando qualcuno dal fondo della classe lancia una battuta e tutti scoppiano a ridere.

Un gioco di simulazione, che si può proporre per meglio far comprendere alla classe le difficoltà delle persone sorde, è quella di porsi tutti in cerchio per raccontare, a turno e senza voce, quello che si è fatto il pomeriggio precedente.
Immediatamente vengono fuori i problemi:

  • non tutti articoliamo le parole allo stesso modo (i sordi dicono che le labbra sono come i polpastrelli delle dita: non ce ne sono due uguali);
  • non tutti abbiamo la stessa capacità di leggere sulle labbra;
  • la lettura labiale è molto faticosa perchè richiede un’attenzione visiva costante;
  • se più persone parlano contemporaneamente è impossibile seguire la conversazione;
  • se parlando usiamo la gestualità spontanea, la comunicazione diventa più chiara ed efficace;

quando non comprendiamo quello che gli altri dicono, diventiamo nervosi, diffidenti e anche permalosi (sono le caratteristiche della personalità che negli stereotipi vengono imputate ai sordi).

giovedì 21 giugno 2012

BILINGUISMO IN ITALIA

Da una quindicina di anni anche in Italia si sta diffondendo la consapevolezza di quanto sia meglio scorporare l’apprendimento della lingua parlata dallo sviluppo del bagaglio culturale, in quanto, ciascuno, se carente, funge da limite allo sviluppo dell’altro.
Per lo sviluppo culturale del bambino e per la salute mentale di tutti, è preferibile avviare il bambino sordo, la sua famiglia e i suoi insegnanti verso una situazione di bilinguismo, attraverso un rapporto costante con adulti sordi preparati e con la comunità dei sordi in generale, che garantisca, attraverso la lingua dei segni, il pieno sviluppo linguistico, cognitivo ed affettivo del bambino e lo prepari ad affrontare la scelta dell’iter scolastico sulla base delle proprie inclinazioni, grazie anche alla possibilità recente di ottenere interpreti a scuola. Per ottenere i migliori risultati possibili nell’apprendimento dell’italiano parlato e scritto è preferibile insegnarlo come seconda lingua, via via che il bambino cresce e che mostra interesse per la conoscenza del sistema di comunicazione utilizzato dalla maggioranza delle persone care che lo circondano.

mercoledì 20 giugno 2012

ACCETTARE O NO LA SORDITA'

Per comprendere meglio il mondo del Silenzio presento due realtà: l’una di persona che si accetta nella sordità, l’altra la sfugge e combatte.
Credo che abbiate udito o letto la parola eutonologia. Studia la scienza di «star bene nella propria pelle». Proposta dal filosofo e biologo Henri Laborit, nonno di Danielle, sorda, attrice e autrice del libro autobiografico Il grido del gabbiano. Molti sordi dalla nascita o divenutili durante lo sviluppo chiedono alla società di maggioranza d’essere compiutamente nella propria pelle. Molti incontrano difficoltà in questo, anzi gli divienta impossibile. Ci sono genitori che, già nei primi mesi di vita del piccolo, decidono per l’impianto cocleare. Agli impiantati (pare) venga limitata l’attività sportiva competitiva, talvolta anche ludica, attraverso la quale, molti di loro, entrano in relazione con i coetanei udenti riportandone gratificazione. Sono bambini impediti a divenire se stessi.
La sordità grave o meno grave conduce alla complessività psicologica, ad una rielabotazione dell’Io.
C’è la persona sorda che non si accetta, non perché soffre la disabilità sensoriale, ma perché si ritrova inconsiderata nella società o gruppo professionale o amicale. Ecco che il tutto si sposta nell’accettarsi ed essere accettato.

LO SCREENING PER I BAMBINI SORDI

Il diritto alla salute, che consiste anche nella possibilità di utilizzare tutti i sensi, è il principio che guida la democrazia sociosanitaria. Tuttavia questo traguardo non è ancora raggiunto in tutte le regioni italiane, per quanto riguarda lo screening. Sette sono le regioni che, con una normativa, impegnano il settore sanitario a valutare le condizioni d’udito del neonato.

Sono le Marche, la Toscana, l’Emilia-Romagna, la Sardegna, la Campania, la Liguria e la Lombardia. Ogni anno i bambini che nascono con sordità profonda sono circa 1.100. Lo screening audiologico è fondamentale per approfondire le cause di un’eventuale sordità, e quindi per un buon recupero della potenzialità uditiva; infine ci vogliono i centri audiologici con personale qualificato. C’è, nel nostro paese, un’incuria ingiustificata sull’accertamento della sanità di un senso fondamentale come l’udito che governa la relazione del piccolo sia con i familiari - la madre in primis - sia con l’ambiente. Ogni ritardo è una colpa che va evitato.

martedì 19 giugno 2012

MUSICA E SORDITA'


Se si associano le parole “sordità” e “musica” vengono solitamente in mente due cose: “inutile” e “Beethoven”. La prima, anche se pensata in buona fede, è del tutto errata. I sordi amano andare a ballare in discoteca, ad esempio.  Ed è proprio il ritmo la chiave: esso è quella parte della musica, quel 50 % che si affianca alla melodia, che i sordi percepiscono, nonché la parte più intima e primitiva della musica, quella fatta di tamburi e percussioni e un pizzico di irrazionalità.
Ma vediamo molto brevemente cosa accade nel cervello di una persona sorda. Test scientifici condotti mediante l’esposizione di pazienti sani e pazienti sordi a delle vibrazioni sulle punte delle dita hanno mostrato come nei primi l’area del cervello ad essere sollecitata fosse quella tipica che elabora le vibrazioni, ma nei pazienti sordi si attivava anche la corteccia uditiva, preposta all’elaborazione dei suoni. Quella parte del cervello non cade quindi in disuso, semplicemente viene a svolgere una funzione diversa. Del resto sono note le straordinarie capacità di adattamento del nostro corpo a situazioni di svantaggio. Non è solo dalle orecchie, dai timpani, che si può sentire. I sordi, specialmente quelli dalla nascita, sviluppano capacità uditive in altre parti del corpo, come appunto nei polpastrelli. E in effetti i polpastrelli sono membrane di pelle, né più né meno dei timpani. Un neonato probabilmente sente il mondo anche attraverso di essi, dovendo ancora imparare a codificare gli stimoli che gli arrivano, e solo successivamente i polpastrelli perdono questa loro capacità per lo sviluppo di altri organi uditivi.
I bambini sordi traggono grandissimo beneficio dall’utilizzo della Musicoterapia, tecnica che utilizza la musica come strumento terapeutico a vantaggio del paziente. Il più grande problema delle persone che nascono o sviluppano questo tipo di handicap è il rapportarsi col mondo esterno, non avere punti di riferimento sul quale costruire la propria realtà. Attraverso il ritmo della musica si può insegnare a un bambino sordo a migliorare la propria condizione e la propria percezione dell’ambiente, ad aumentare la sua soglia d’attenzione e a migliorare i rapporti che andrà a costruire con altre persone. I sordi sono attirati dalla musica, e il più grande ostacolo che possano trovare non è la sordità, ma i pregiudizi dei parenti e persino dei medici. Del resto, quanti genitori sottoporrebbero il loro figlio sordo a sessioni di musicoterapia? La musica non è un patrimonio esclusivo di chi la sente con le orecchie, è un patrimonio per tutti coloro che la sentono.

lunedì 18 giugno 2012

IL RUOLO DEL GIOCO NELLO SVILUPPO SOCIALE E COGNITIVO DEL BAMBINO SORDO

Il gioco ricopre un ruolo chiave per il raggiungimento di un positivo sviluppo psicosociale nei bambini sordi, come dimostrano diverse ricerche.
Tra le prime ricordiamo quella condotta da Higginbotham e Baker nel 1981. Gli autori hanno realizzato uno studio comparativo su bambini sordi e udenti di età compresa tra i 47 e i 66 mesi concludendo che i bambini sordi, rispetto ai bambini udenti, dedicavano meno tempo alle attività di gioco cooperativo e significativamente più tempo alle attività di gioco solitario. Inoltre, la quantità di tempo dedicata al gioco solitario era di gran lunga maggiore rispetto a quella dedicata allo stesso da parte dei bambini udenti di età inferiore.
I risultati di questo studio è probabile siano riconducibili non alla sordità in sé, ma alle difficoltà comunicative e alla carenza di competenze sociali che non consentivano interazioni ottimali da parte dei bambini sordi.
Studi successivi confermano questi primi risultati. In particolare, Vandell e Gorge misero a confronto il gioco in diadi composte da bambini sordi con il gioco in diadi composte da coetanei udenti.  I risultati mostrarono che i bambini sordi iniziavano le interazioni di gioco in misura maggiore rispetto ai pari udenti. Tuttavia, questi ultimi rispondevano alle richieste di gioco da parte dei loro compagni nel 75% delle volte, mentre i primi solo nel 40% circa. Gli autori attribuirono tali risultati al fatto che i bambini sordi non fossero consapevoli, non si accorgessero, dei tentativi di richiesta di gioco da parte degli altri bambini.

I bambini sordi, utilizzando sistemi di comunicazione per i quali lo spazio visivo è fondamentale, spesso falliscono nel rispondere a gesti o segni quando i loro occhi sono "attratti" dagli oggetti del gioco. Infatti, essi sperimentano la difficoltà di dividere l'attenzione tra le richieste dei pari e l'attività di gioco. In particolare, quanto più essi vengono assorti in tale attività, la conversazione, così importante nel gioco di tipo cooperativo e parallelo, viene spesso dimenticata.
Mentre i bambini udenti hanno la possibilità di ascoltare e rispondere simultaneamente e contestualmente al gioco, sviluppando così la competenza sociale, i bambini sordi devono scegliere di dedicarsi ad una attività per volta. Vi può essere pertanto una diminuzione dell'interazione con i pari nel momento in cui il bambino intraprende una attività di gioco.

domenica 17 giugno 2012

SORDOMUTI E ATTIVITA' SPORTIVA

Per capire come l'attività motoria possa aiutare i sordomuti bisogna prima capire la personalità del soggetto sordomuto. Il sordomuto è molto vigile e attento, le sue manifestazioni esterne sono rivolte sempre all'ambiente esterno e ciò nasce dall'esigenza di capire il più possibile ciò che succede intorno a lui. Egli dimostra una grande socialità che è giustificata dalla continua ricerca in se stesso di avvicinarsi il più possibilità alla normalità. Tuttavia i gesti e la mimica che egli pone nell'azione di relazione con gli altri lo fa apparire goffo nei movimenti che compie per esprimersi.
 L'attività motoria riveste un ruolo molto importante nel sordomuto. Bisogna prediligere giochi di coordinazione, giochi ordinati con o senza palla, esercitazioni ginnastiche e preatletismo  generale poiché queste forme di attività motoria sono svolte in forma globale e abbracciano tutto il lato fisico del sordomuto, l'importanza di questa forma di attività motoria risiede appunto nel fatto che questi soggetti sono sempre in uno stato continuo di agitazione muscolare e nervosa  (giustificato dal motivo che si preoccupano di essere continuamente attenti alla vita che si svolge attorno ad essi, che coinvolgono non solo la mimica, ma tutta la persona). Lo scopo educativo del movimento ha motivo di essere tale in considerazione del fatto che questi necessitano di essere educati ad azioni coordinate di cui possono beneficiare anche nella vita sociale. A causa dell'agitazione psico-motoria sono importanti anche attività di rilassamento e di percezione del corpo. Infine la ginnastica respiratoria che tonifica i muscoli costali, indispensabile in quanto i sordomuti li hanno scarsamente allenati data la loro limitata fonazione.